Lezioni apprese facendo crescere il nostro studio.
Iniziamo ogni nuovo progetto di sviluppo prodotto con un Co-design Workshop, nel quale abbiamo condensato il valore di diverse metodologie applicate in Moze per anni. Perché?
Una volta usavamo il Design Sprint, quello di Google Ventures, che dura cinque giorni, parte dall’idea e arriva fino a testare un prototipo intervistando un piccolo gruppo di potenziali utenti. Divertente, ma appropriato – appunto – più per progetti idea-stage con founder che vogliono ancora iterare sul concept che per progetti maturi, già orientati allo sviluppo del prodotto.
Negli anni, lavorando sempre più con questo secondo segmento (startup o scaleup con le idee chiare, che vogliono realizzare un nuovo prodotto o migliorarne uno esistente) abbiamo messo a punto strumenti collaborativi più orientati alla fase di costruzione del prodotto.
A differenza del Design Sprint, il nostro Co-design Workshop non dura pochi giorni, ma alcune settimane. Alterna momenti di lavoro condivisi con il cliente (comprensione, User Story Mapping) e attività svolte in casa dai nostri designer (sketch, wireframing) e developer (analisi tecnica, scelta delle tecnologie). Alla fine, c’è la visione d’insieme del progetto, un piano di lavoro Agile e un piano economico per lo sviluppo del prodotto.
Iniziando in questo modo, si offre a due team la possibilità di conoscersi e affiatarsi, si allineano le loro aspettative prevenendo molti rischi che potrebbero manifestarsi in corso di sviluppo, si ottimizza in partenza l’idea di prodotto facendo tesoro dell’esperienza di ogni membro del (dei) team, si raggiungono stime di tempi e costi di sviluppo molto più accurate rispetto a quelle che si avrebbero facendo “il preventivo”.
Tutto comincia con un’analisi iniziale. Solitamente, organizziamo un Co-design Workshop insieme al cliente, un processo che ci permette di esplorare l’idea di progetto, disegnare i principali wireframe/sketch, definire i requisiti (cosa fare) e le specifiche (come farlo). È un’ottima occasione per allineare le aspettative e creare una solida base di partenza.
Uno degli output del Co-design Workshop è una roadmap di alto livello. Utilizzando questa roadmap, assegniamo le persone ai vari progetti seguendo una timeline ben definita, tenendo conto dei tempi di lavoro e di eventuali blocchi (festività, ferie, altri progetti in partenza). Per farlo utilizzavamo Google Sheets, da poco abbiamo sviluppato un nostro strumento interno.
Organizziamo i progetti in sprint. Questo ci permette di dare un ritmo al progetto, di mantenere un’allocazione e un focus adeguati, di apportare modifiche in corso d’opera, garantendo maggiore flessibilità e adattabilità in un contesto di continuo cambiamento.
Poi la gestione passa su Trello. “Spacchettiamo” il progetto in card e creiamo colonne come “Backlog”, “Questo sprint – Da fare”, “Questo sprint – QA”, “Questo sprint – Fatto”. Questo ci aiuta a visualizzare progresso, tenere traccia delle attività in corso e facilitare la comunicazione tra i membri del team e il cliente.
Alla fine di ogni sprint, facciamo un sync con il cliente. Invece di comunicare solo all’inizio e alla fine del progetto (stiamo esagerando, ovviamente), preferiamo mantenere un dialogo costante. Ci incontriamo ogni due settimane, talvolta anche settimanalmente, per mostrare ciò che stiamo facendo, chiarire eventuali dubbi, raccogliere feedback e integrare rapidamente le modifiche.
Tre cose che “hanno svoltato” e che ci hanno permesso di consegnare i progetti in tempo e nel budget:
Gestione delle risorse: teniamo traccia dei progetti su una timeline, registrando l’allocazione delle persone, il tempo dedicato e lo sforzo impiegato (ad esempio, 4 giorni su 5 alla settimana). Questo ci consente di avere una visione chiara delle risorse disponibili.
Suddivisione dei progetti in sprint: questa pratica ci aiuta a distribuire meglio il carico di un grande progetto in piccole iterazioni. Inoltre, ci offre la flessibilità necessaria per apportare modifiche in corso d’opera, se necessario. L’agilità è stata la chiave per adattarci rapidamente ad alcune sfide inaspettate che sono emerse durante l’esecuzione del progetto.
Fase di analisi iniziale con il cliente (il workshop): consideriamo questa fase come un mini-progetto in cui i team hanno l’opportunità di conoscersi e creare una collaborazione affiatata. Quando c’è un fit tra noi e il cliente, si sviluppano ottime sinergie, che si traducono in una comunicazione fluida e una comprensione condivisa degli obiettivi.
Da sempre, noi non abbiamo i Project Manager (e nemmeno gli Account Manager).
Qui in Moze, chi lavora sui progetti ha anche il compito di tenere il lavoro organizzato e di gestire la comunicazione con il cliente. Funziona?
Sì, per noi. Ecco perché:
Siamo un team di prime linee operative, designer e sviluppatori, che lavorano per startup, scaleup e aziende tech. Abbiamo clienti che parlano la nostra stessa lingua e non hanno bisogno di mediatori che li aiutino a capire quello che sta succedendo “in cantiere”. Al contrario, apprezzano il lavoro a quattro mani, che a volte organizziamo proprio come fossimo un unico team.
Noi tre partner 🕵🏻♂️👨💼👩🎨 dello studio, e in particolare Matteo (che guida il design) e Sergio (che guida la tecnologia e i processi), siamo tra i team member operativi nelle fasi chiave dei progetti. Questo ci permette di dare ai nostri clienti la garanzia di un risultato “firmato”, da studio artigianale, e di esercitare un controllo qualità effettivo con l’occhio degli imprenditori non solo sul deliverable finale, ma su un intero processo di sviluppo prodotto. È un modello impegnativo, ma il risultato regala soddisfazioni.
Scegliamo accuratamente ogni nuovo membro del nostro team valutando non solo le competenze tecniche ma anche quelle organizzative e relazionali, e abbiamo cura che ognuno possa crescere in tutti questi ambiti.
Ecco 5 risorse che hanno influenzato il nostro approccio allo sviluppo di prodotti digitali.
User Story Mapping di Jeff Patton: Questo libro ci ha aperto gli occhi sul valore di mappare l’esperienza utente in modo strutturato. Ci ha aiutato a creare una mappa chiara del prodotto da realizzare, consentendoci di comprendere meglio le esigenze del nostro cliente e degli utenti, pianificando il nostro lavoro in modo più efficace.
Sprint di Jake Knapp: Questo metodo ci ha fornito un approccio strutturato per risolvere problemi complessi in modo rapido. Il framework Sprint ci ha dato gli strumenti per collaborare meglio con i nostri clienti, a definire obiettivi chiari, a generare idee innovative e a sperimentarle in soli cinque giorni.
The Agile Inception Deck di Jonathan Rasmusson: Questa risorsa ha arricchito il nostro toolkit Agile fornendoci un set di strumenti per facilitare il processo di avvio di un nuovo progetto: dalla definizione della visione, degli obiettivi, dei rischi e dei successi attesi, costituendo una solida base per un lavoro di squadra.
Shape Up di Basecamp: Questo libro ci ha insegnato ad adottare un approccio più pragmatico alla pianificazione dei progetti. Shape Up ci ha incoraggiato a fissare limiti di tempo chiari, adattando il perimetro di progetto al budget a disposizione, il tutto mantenendo una qualità di delivery eccellente.
The Seven-Day Weekend di Ricardo Semler: Questo libro ha aperto la nostra mente all’importanza di creare un ambiente di lavoro che promuova l’autonomia, la fiducia e il benessere dei nostri colleghi. La filosofia di Semler ci ha ispirato a rendere il lavoro più significativo e piacevole per tutti, creando un team più coeso e motivato.
Ti contatteremo presto.