Come migliorare la UX grazie al Visual Design

Google o Apple? WhatsApp o Telegram? Ogni prodotto che scegliamo ci definisce e riflette la nostra identità. Un aspetto visivo ben progettato diventa allora un vantaggio strategico. Ne parlano i nostri designer Paolo Tripodi e Alberto Fontana.

Paolo Tripodi

Designer

Alberto Fontana

Designer

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Paolo Tripodi: Benvenuti al podcast di Moze, uno spazio di dialogo e approfondimento tecnico sullo sviluppo di nuovi prodotti digitali. Io sono Paolo, designer dello studio, e oggi parliamo di Visual Design, ovvero l’aspetto puramente visivo, sensoriale, di un prodotto digitale, per capire come questo influenza la User Experience di quel prodotto. Prima di addentrarci nell’esplorare questo argomento, forse vale la pena fare un passo indietro per chiarire due cose. La prima è che per User Experience intendiamo l’esperienza complessiva che un utente fa di un prodotto, fisico o digitale, dal momento in cui lo scopre, lo acquista… fino alla sua soddisfazione dopo l’utilizzo, utilizzo che sarà più o meno lungo a seconda del prodotto. La seconda è che quando ci capita di essere colpiti particolarmente dalla User Experience di una nuova app, ad esempio, vale la pena sottolineare che questo è il risultato di un lavoro di squadra, che coinvolge diverse discipline (marketing, sviluppo software, design grafico e del prodotto) ognuna con i suoi diversi aspetti, tra cui appunto il Visual Design.
Per esplorare questo tema molto vasto ma di fondamentale importanza, oggi insieme a me c’è Alberto, nuovo designer di Moze. Ciao Alberto!

Alberto: Ciao Paolo, e ciao a tutti!

Paolo: Pur senza pretendere di essere esaustivi su un tema così vasto, insieme ad Alberto proveremo ad identificare il ruolo dell’aspetto visivo nella User Experience di un prodotto. Dunque Alberto, per aiutarci in questo compito, potremmo partire analizzando cosa succede se tralasciamo completamente questo aspetto nell’approcciare il design del nostro prodotto… 

Alberto: Certo, pensiamo ad esempio a quando da utenti/clienti facciamo acquisti online / usiamo un’app: ci accorgiamo subito se l’aspetto visivo del prodotto è trascurato. Anche se non abbiamo una chiara percezione del perché, abbiamo immediatamente la sensazione che qualcosa tradisca le nostre aspettative. 

Paolo: Certo, intuitivamente ci accorgiamo che c’è qualcosa che non va…

Alberto: Sì, pensiamo ad esempio a quando siamo alla ricerca di un nuovo prodotto, anche non necessariamente digitale. Ora, dato che la metodologia e il percorso di scelta possono variare molto da persona a persona, in base alle esigenze o alle abitudini, potrei usare come esempio un acquisto che ho fatto di recente. Ero alla ricerca di un aspirapolvere: arrivare ad una scelta è stato un processo molto lungo, che mi ha portato a diventare un guru in materia prima di compiere l’acquisto. Dopo aver studiato vari aspirapolvere ed averne valutato le caratteristiche, al momento dell’acquisto non ho resistito e a parità di caratteristiche ho preso l’aspirapolvere esteticamente più accattivante! Dunque nel caso di quest’acquisto l’estetica del prodotto, a parità di funzionalità rispetto alle alternative che ho valutato, è stata l’elemento fondamentale di scelta. Il motivo è molto semplice: il timore di avere un brutto aspirapolvere, che magari posso dimenticare in bella vista dopo averlo utilizzato, ha influenzato moltissimo la mia scelta; poi alcune cose di questo aspirapolvere non funzionavano esattamente come pensavo, ma questa è un’altra storia…

Paolo: Molto chiaro, in altre parole un aspirapolvere dall’aspetto curato ti permette di poterlo lasciare in soggiorno serenamente, senza avere timore di fare brutta figura con eventuali ospiti…

Alberto: Esatto. Inoltre, c’è anche un altro aspetto altrettanto importante: ogni prodotto che scegliamo ci definisce, in qualche modo riflette la nostra identità. Curare l’aspetto visivo di un prodotto in modo intenzionale aiuta dunque chi lo sceglie anche da questo punto di vista. Pensando al mondo dei prodotti digitali un esempio potrebbe essere scegliere tra WhatsApp o Telegram, o tra Apple e Google…

Paolo: Interessante, l’estetica dunque diventa materia di empatia; per questo motivo, aggiungo, è necessario conoscere le persone che useranno il prodotto…

Alberto: Esattamente, empatia verso i propri clienti o utenti. Anche se si tratta spesso di una frazione di secondo, un prodotto che vedo per la prima volta viene prima di tutto notato per la sua espressione, la sua forma e solo in seguito per la sua funzionalità.

Paolo: Certo, molto chiaro. Dal momento che, come spesso abbiamo detto con Alberto lavorando insieme, l’empatia non è esattamente misurabile come la temperatura di casa, come possiamo affrontare questo aspetto?

Alberto: Sicuramente quello che possiamo fare è catalizzare più informazioni possibili per comprendere gli interessi e i desideri degli utenti, in modo tale da progettare l’estetica, l’aspetto visivo di un prodotto, di un sito, di un’applicazione, in modo da avvicinarci al loro sentire, ai loro bisogni, alla loro percezione. Più assecondiamo necessità e bisogni reali, più riusciamo ad essere efficaci dal punto di vista visivo e comunicativo! 

Paolo: Concordo. E in ultimo a realizzare una User Experience migliore…

Alberto: Sì, esatto.

Paolo: Molto interessante. Quando dici “catalizzare più informazioni sugli utenti”, cosa intendi esattamente? Come possiamo fare noi e chi ci ascolta, a raccogliere queste informazioni nel concreto?

Alberto: Nel concreto possiamo iniziare la progettazione dell’aspetto visivo, del look and feel del nostro prodotto, con una fase di raccolta di informazioni riguardo ai bisogni e alle aspirazioni delle persone che lo utilizzano o che dovranno utilizzarlo. In primo luogo, queste informazioni possono provenire dall’esperienza diretta del team di prodotto con i suoi utenti, magari attraverso sondaggi, feedback dal customer support. Se questa conoscenza non dovesse bastare o se il team fatica ad organizzarla efficacemente, potrebbe valere la pena iniziare la progettazione con un ciclo preliminare di User Research, in cui intervistare alcuni utenti per comprendere meglio questi aspetti. 

Paolo: Anche qui, non potrei essere più d’accordo con Alberto; colgo l’occasione per segnalarvi che in Moze facciamo sempre più spesso User Research e abbiamo proprio inaugurato il nostro podcast dedicando la prima puntata a questo argomento, per cui incoraggio chi volesse saperne di più ad ascoltarla. Tornando a noi Alberto, provando a ricapitolare, per quel che riguarda la User Experience di un prodotto, da un lato è l’aspetto visivo a raggiungere i nostri sensi prima ancora di riuscire a capire esattamente di cosa si tratta, dall’altro quel brevissimo istante può essere determinante per l’utente… per questo motivo conoscere bene il nostro utente è fondamentale per capire come attirare la sua attenzione.

Alberto: Esatto, concluderei dicendo che in quel breve momento stiamo anche un po’ anticipando quella che sarà la User Experience dopo l’acquisto. Se già a prima vista un prodotto ha un brand o un aspetto estetico poco curato, da utente intuitivamente posso aspettarmi lo stesso dopo. Viceversa, quando già a prima vista il look and feel e la forma sono pensati avendo in mente a chi mi sto rivolgendo (pensiamo per esempio di nuovo ad Apple, a Google o a Dyson, tornando all’esempio dell’aspirapolvere) stiamo gettando quantomeno le premesse per una User Experience di qualità. 

Paolo: Grazie mille ad Alberto per averci aiutato ad esplorare con semplicità un tema vasto e complesso come quello che abbiamo trattato oggi. A questo punto siamo curiosi di sapere come altri approcciano i temi più estetici, visivi, sensoriali di un prodotto digitale… vi incoraggiamo dunque a condividere la vostra opinione o il vostro punto di vista, scrivendoci dal sito mozestudio.com. Grazie di nuovo ad Alberto e alla prossima.

Alberto Fontana: Grazie Paolo, un saluto a tutti!         



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