I limiti sono gli ingredienti della professionalità 🍹

Essere se stessi anche nel lavoro. Un designer si guarda dentro.

Matteo Montolli

Partner, Design Director

Ti svegli la mattina – ti guardi intorno furtivo, senza dare troppo nell’occhio – e come prima cosa apri il tuo profilo LinkedIn in cerca di qualcosa che stimoli il tuo pollice, quasi un rito apotropaico dell’uomo contemporaneo. E ti perdi da subito in un mare di post del tipo:

“Inizia a misurare i KPI del tuo successo”
“Le 10 abitudini per migliorare la tua routine”
“Come ho cambiato la mia vita con queste 5 semplice regole”

Ma la vita, lo sappiamo bene, non è proprio così. Altro che sveglia alle 5 per fare meditazione ed esercizio fisico. Altro che filosofie sul work-life balance. Tu passi le prime ore del mattino, che spesso seguono notti insonni, a (cercare di) preparare i tuoi figli. Dove sono i vestiti? Veloci, fate colazione! Dai che è tardi… e poi via, di corsa verso la scuola. Quando arrivi davanti al computer per metterti al lavoro sei già stanco, pronto per tornare a dormire.

Dove sono il tempo e lo spazio per migliorare sé stessi?

Me lo sono chiesto per molto tempo, finché ho cambiato la domanda: ma io devo davvero cambiarmi? Mi sono arreso. Ma non è stata una resa disperata. No, ho semplicemente capito che tutta la mia personalità, inclusi i miei limiti, è la base su cui ho costruito la mia professionalità. Basta illusioni di perfezione, il mantra del perfettino non fa proprio per me.

Forse questo articolo dovrebbe leggerlo il mio analista e non voi, ma tanto vale. Se ancora non avete chiuso la tab del browser per fare di meglio, credo che qualcosa di positivo posso cavarlo fuori da tutta questa storia.

Sapete, io sono una persona estremamente ansiosa e allo stesso tempo pigra. Il binomio può suonare strano? Non lo so. In ogni caso, son fatto così. E vi dirò pure che sono altamente caotico, ma sfoggio anche tendenze maniacali di precisione. Insomma, mi sento un po’ un dottor Jekyll e signor Hyde de’ noantri.

Provo a farvi vedere quello che ho scoperto, cioè che questi aspetti della mia personalità sono stati in realtà determinanti nella formazione del professionista, del designer che sono oggi. Anzi, sono proprio gli ingredienti essenziali.

Seguite la ricetta passo passo per un cocktail dal sapore amaro, con una nota fruttata sul finale.

🥃 Due terzi d’ansia

L’ansia è una presenza costante nella vita di molte persone, inclusa la mia. È la chimera del nostro tempo. Certo non è bella, non è accondiscendente e non ti molla un secondo. Ma ho imparato a trasformarla in un’alleata preziosa, proprio come il compagno di scuola secchione che non sopporti, ma che alla fine ti aiuta a prendere 6 nella versione di latino. Essere un designer comporta spesso scadenze strette e aspettative elevate. Il rischio di essere sopraffatti è dietro l’angolo. Iniziare a riconoscere che non dipende tutto da te, e che le cose possono essere affrontate una alla volta con la giusta dose di distacco e ironia, è il primo passo per non soccombere. Alla fine ti accorgi che proprio questa antipatica compagna di vita è il motore che ti costringe ogni giorno a dare di più, a trovare nuove soluzioni ai problemi che devi affrontare.

🍸 Un terzo di pigrizia

La pigrizia è sempre stata una delle mie caratteristiche più evidenti, fin dall’infanzia. Questo ingrediente base della mia personalità mi spinge ogni giorno a cercare soluzioni semplici, dirette, senza troppi fronzoli. Ho adottato strumenti e metodologie che mi permettono di automatizzare alcune attività ripetitive, migliorando notevolmente la mia efficienza e la qualità del mio lavoro. Inoltre, la mia inclinazione a schivare gli sforzi (potrebbero darmi la medaglia d’oro) mi ha portato a concentrarmi sulla creazione di design minimalisti, molto funzionali, che cercano di non appesantire l’esperienza dell’utente. La pigrizia mi ha portato a concentrarmi sul risultato, sull’output finale, con la giusta elasticità.

🪇 Shakerare bene

Ora prendete l’ansia e la pigrizia e shakerate energicamente per ottenere un composto omogeneo. Ecco, vi accorgerete subito che questi due ingredienti insieme hanno un ottimo sapore, un po’ amaro, ma certamente ben equilibrato. Così è per me: l’una mi spinge a non perdere tempo in troppe elucubrazioni e a ottimizzare il mio lavoro, l’altra mi spinge ad andare avanti, a tenere il ritmo.

🧂 Una spolverata di caos

Una bella spolverata di caos conferirà al cocktail quel sapore inedito, innovativo. Il caos, preso a giuste dosi, è un ingrediente che può portare originalità e freschezza al lavoro di ogni giorno. Riconoscere l’impossibilità di risolvere la complessità è motivo di grande sollievo e ti può dare l’energia giusta per provare a domarla, a darle un senso, a metterla un po’ in ordine. Tutte le cose sono in relazione e si contaminano. Che bello non temere il caos, ma guardarlo negli occhi e potergli dire: “il tuo mistero è la mia forza!”. Anche quando progetti un’interfaccia, che sia quella di un sito web o di un’applicazione software complessa, questo ingrediente ti può aiutare a rimescolare ogni tanto le carte in tavola, per trovare quell’elemento imprevisto e nuovo che può aggiungere sapore a tutto il resto. 

🍋 Guarnire con maniacalità

Infine, prima di servire aggiungete una scorzetta di maniacalità. Questa non è altro che un tentativo di ristabilire l’ordine dove ordine non c’è. Ma quando ti allontani e guardi dalla giusta angolazione vedi tutto al suo posto, preciso, ben curato, ben presentato. Ogni pixel ha un suo scopo, ogni label ha un suo significato. E il risultato finale è solido, ben strutturato, definito in ogni sua parte. Alla fine, sono i dettagli a fare la differenza.

🤪 Il momento dell’assaggio

Ecco, è il momento di assaggiare il nostro cocktail. Non te lo aspettavi, è buono e bilanciato. Sicuramente non è perfetto ma, lo sappiamo, l’abbiamo realizzato con quei quattro ingredienti che avevamo a disposizione. 

Però è U-N-I-C-O.

Quello di cui sono profondamente convinto è che il solo modo di essere progettisti di qualità e – oserei dire – professionisti sinceri, seri, di valore, è iniziare a prendere quei pochi ingredienti disponibili per creare il giusto mix di sapori. Ci si accorge presto che anche gli ingredienti meno nobili possono fare la differenza.

🥂 Bevi in compagnia

Mi piace condividere questo cocktail con altri, e assaggiare i loro. Sì, perché quelli che io utilizzo sono i miei ingredienti, mixati secondo la mia personale ricetta. Ognuno, però, ha i suoi ingredienti. Ognuno ha la sua ricetta.

Il bello di lavorare con altre persone è proprio questo: una grande varietà di sapori, il piacere di conoscersi a vicenda, il desiderio di vedere ciascuno dare il meglio di sé.

Ora sarei curioso di sapere, qual è il vostro cocktail?



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