“Il bello è che lo sviluppo è aperto a tutti”
Claudio, sviluppatore senior classe ‘79, racconta l’importanza dell’esperienza nello sviluppo software, e offre spunti per orientarsi in un settore caratterizzato dal continuo cambiamento delle competenze richieste.
Qual è il tuo percorso professionale?
Il mio percorso è un po’ particolare: dopo il diploma ho iniziato a lavorare come geometra, a Torino. Mi sono poi iscritto ad un corso a Milano perché, da appassionato di musica, volevo diventare tecnico del suono. Però non ho trovato sbocchi professionali, e dopo un periodo in cui ho lavorato come commesso in un negozio di giocattoli, mi sono deciso ad iscrivermi all’università, al corso di Scienze Informatiche. Una volta laureato ho lavorato in un’azienda di Torino, e lì ho iniziato a fare i primi passi nello sviluppo web e mobile. Ho lavorato poi diversi anni come consulente in giro per l’Europa, occupandomi di alcuni grandi progetti web in ambito sportivo – come per esempio il sito delle olimpiadi invernali di Sochi e quello della UEFA. Sono entrato in Moze da due anni, e qui mi occupo di sviluppo web per startup e aziende tecnologiche.
C’è qualcosa in questo percorso che, ripensandoci oggi, vorresti aver fatto in modo differente?
Non avrei indugiato a lungo prima di cambiare azienda, in passato, quando ho vissuto conflitti con il mio responsabile. A volte non serve insistere e, se non c’è verso di salvare la situazione, è meglio rendersi conto che è venuto il tempo di cambiare. Avrei anche fatto molta attenzione a non tralasciare l’apprendimento di nuove competenze solo perché “non c’è tempo”. Per esempio in passato, preso dall’operatività quotidiana, mi è capitato di abbandonare lo sviluppo mobile, anche se ne ero fortemente interessato. Quando poi, qualche anno dopo, ho dovuto riprendere in mano quel tipo di attività, mi è costato molta fatica recuperare ciò che avevo perso lungo la via e rientrare nel giusto mindset – e questo è un peccato, perché la mente è un muscolo da tenere in costante allenamento.
Cosa consiglieresti ad un giovane developer che inizia ora la sua carriera?
Consiglierei di non temere il confronto con il cliente, di resistere alla tentazione di fare il nerd solitario. Quando hai problemi o dubbi, comunicare con gli altri è il modo migliore per intendersi e per evitare di lavorare per nulla: se le specifiche non sono chiare, parla con il cliente, ti semplificherà la vita. Certo, bisogna imparare un po’ di savoir-faire, qualche volta anche scontrarsi con questioni più politiche che funzionali, però se hai ben chiaro il perimetro delle tue competenze e responsabilità saprai sempre come comportarti.
Come decidere quali competenze sviluppare, in un settore in continuo cambiamento?
Mi ritrovo nella filosofia di Moze, dove prima di tutto vengono le competenze fondamentali, poi gli strumenti. Nel nostro ambito, quello dello sviluppo web, è ben più importante conoscere a fondo le tecnologie, i linguaggi ed i concetti fondamentali piuttosto che rincorrere questa o quell’altra libreria “di moda”. In altre parole, studia bene JavaScript prima di guardare React: poggiando su ottime fondamenta, sarà facile implementare gli strumenti a necessità. E poi è necessario accettare che non si può conoscere tutto: non c’è bisogno di vergognarsi se si va a cercare la soluzione ad un problema su Google o su Stack Overflow. Quello che conta è come affronti un problema – mentre i framework, le librerie e gli strumenti vanno e vengono.
Quanto è stato utile studiare informatica?
Mi è stato utile, ma il background di studio non dovrebbe essere un limite. Ho lavorato con colleghi che avevano un percorso formativo molto diverso dal mio, e questo non è mai stato un problema. Il bello del mondo dello sviluppo, poi, è che è pieno di gente che arriva dagli ambiti più disparati. È bello, perché si tratta di un settore accessibile a tutti: anche con un corso online puoi improvvisarti, iniziare e poi – con il giusto impegno – a mano a mano diventare sempre più bravo.