OOO — Out Of Office

Trascorrere del tempo di qualità come team fuori dall’ufficio nell’era del lavoro flessibile. Le nostre esperienze.

Giovanni Zennaro

Partner, CEO

Moze nasce nel 2012 come studio di web design in grado di creare semplici siti web con interfacce grafiche accattivanti.

Oggi siamo un team di 13 persone.

Aiutiamo imprenditori e aziende innovative a trasformare le loro idee in prodotti digitali di successo.

Siamo designer e developer di prodotti digitali. Il nostro principale strumento di lavoro è il PC portatile e la maggior parte delle nostre conversazioni – anche quando siamo a pochi metri di distanza l’uno dall’altro – sono mediate da software di collaborazione come Slack, Trello e GitHub. I prodotti su cui lavoriamo, perlopiù applicazioni web e mobile, sono intangibili. Le relazioni tra noi e i nostri clienti non esisterebbero senza i monitor, le email e le checklist condivise in cloud.

Quando ci capita di essere offline per qualche ora, ci sorprendiamo nel vedere persone che lavorano senza tenere gli occhi sempre fissi su uno schermo, parlando tra di loro, plasmando con le loro mani oggetti tangibili. Quando ceno al ristorante mi colpiscono alcune cose di come lavorano cuochi e camerieri: ricevono feedback immediato e continuo dai loro clienti, ogni sera possono vedere il risultato del loro lavoro, essere soddisfatti o dispiaciuti per come l’hanno fatto, pensare immediatamente a come migliorarsi. Non credo che il loro “lavoro fisico” sia necessariamente migliore o generi più valore del nostro “lavoro digitale”. Tuttavia, avverto chiaramente che la nostra routine virtuale rischia di farci perdere il focus che dovremmo sempre avere sull’obiettivo finale di ciò che stiamo facendo: soddisfare bisogni reali e specifici dei clienti dei nostri clienti, cioè degli utenti dei prodotti che noi realizziamo. Queste persone-utenti ci sembrano spesso distanti e virtuali, così rischiamo di concentrarci troppo su dettagli tecnologici o di design anziché su di loro.


Un nuovo approccio

Negli ultimi due anni in Moze abbiamo deciso di adottare rituali e metodologie per focalizzarci sulle persone:

Design. Build. Make it real. Questo è il nostro lavoro.
  • Sulle persone del nostro team, per essere più coesi e produttivi (ad esempio, ciascuno di noi può lavorare dall’ufficio, da casa o da dove preferisce, ma una volta a settimana ci vediamo tutti insieme per un aperitivo);
  • Sulle persone del team del nostro cliente, per poter sfruttare il loro know-how ai fini del progetto (ad esempio, coinvolgendo anche loro nel nostro processo di lavoro, con frequenti incontri e workshop);
  • Sugli utenti finali (le persone che dovrebbero scegliere di utilizzare i prodotti che noi costruiamo) al fine di di progettare questi prodotti attorno ai loro bisogni reali (ad esempio, iniziando ogni nuovo progetto con un Design Sprint).

Sporcarsi le mani

Oltre ad aver adottato questi cambiamenti operativi, che hanno profondamente cambiato il nostro modo di lavorare, abbiamo pensato di iniziare a fare qualcosa di non convenzionale da cui poter trarre tutti beneficio, come persone e come team. L’idea era semplice: passare del tempo con persone che lavorano senza il Wi-Fi.

Abbiamo iniziato visitando Novepunti, un’officina tipografica alle porte di Milano fondata da dieci professionisti del design che vogliono preservare e diffondere la cultura della tipografia e dei metodi di stampa tradizionali.

“Dov’è il mio Mac?”

Con loro abbiamo trascorso una giornata fantastica, scoprendo come sono stati inventati i font che utilizziamo ogni giorno e imparando la tecnica della stampa a caratteri mobili.

Alla fine della giornata, ogni membro del nostro team poteva stringere tra le mani un poster, il risultato del suo lavoro.

Ragazza sorridente con scritte nerd tra le mani.

La nostra seconda esperienza nel mondo delle cose vere è stata alla Pizzeria Tony e Max. Max, che assieme alla moglie Melina gestisce questo ristorante rustico in Brianza, è un vero oste d’altri tempi, tanto bravo a fare la pizza quando ad intrattenere gli ospiti raccontando storie incredibili del suo passato.

Max, il nostro professore.

Avevamo chiesto a Max di insegnarci il mestiere in mezza giornata. Appena siamo arrivati lui ha consegnato a ciascuno di noi l’equipaggiamento che aveva preparato: un grembiule da cucina, un mattarello, farina, olio, acqua e sale.

Alcuni fix al back-end.
Tutti in classe.
Inizia la lezione.

Mentre noi con un certo impaccio tentavamo di dare la giusta forma ai nostri impasti, Max ci offriva grissini e pizza cotti al momento nel suo forno a legna. Un’esperienza mistica che è difficile descrivere a parole.

Ok, va bene: un gruppo di professionisti del design e della tecnologia si sono messi a fare la pizza per mezza giornata. Fantastico, ma…

…cosa abbiamo imparato quel giorno? Ecco alcuni spunti che ho raccolto dalle persone del nostro team:

  • Alcuni di noi hanno constatato che non c’è un processo più iterativo di quello di un uomo che tutti i giorni deve preparare lo stesso prodotto e tutte le sere deve “andare live”. Sarebbe bello poter misurare anche nel nostro lavoro la soddisfazione degli utenti finali su base giornaliera, come fa Max. Ci siamo chiesti come iniziare a farlo.
  • Non c’è limite al miglioramento. Max migliora il suo impasto continuamente, da vent’anni. E continuerà a migliorarlo.
  • Ogni volta il processo è diverso: lo stesso risultato non si può raggiungere sempre allo stesso modo. Ad esempio, le quantità di farina e lievito devono variare in base all’umidità presente nell’aria. Quando si crea qualcosa, bisogna sempre considerare tutti i fattori in gioco nel contesto in cui si opera.
Controllo qualità

za di Max è incredibilmente sottile e croccante. Quando la assaggi puoi percepire distintamente il sapore di ogni singolo ingrediente. Non ti mette troppa sete. In sintesi, la continueresti a mangiare all’infinito. Questi sono i segni di una User Experience ben progettata: non un prodotto pensato per farti dire “wow” al primo approccio, ma un’esperienza complessiva che ti lascia soddisfatto e ti invoglia a ripeterla.

Un prodotto progettato come si deve.

Utenti soddisfatti.

  • Lavorare in team fa la differenza. Nessuno di noi aveva mai fatto la pizza partendo da zero. Avremmo potuto imparare ciascuno per conto suo, ma farlo insieme ci ha dato l’opportunità di correggerci l’un l’altro in tempo reale, darci suggerimenti, ottimizzare i nostri sforzi.

Tutte queste sono lezioni universali, valide non solo per gli artigiani tradizionali ma anche per noi, artigiani digitali. Abbiamo trovato di grande valore riuscire a trascorrere del tempo insieme fuori dall’ufficio creando qualcosa di bello e di buono, essendo allo stesso tempo “designer” e “utenti di noi stessi”.

Questo è ciò che abbiamo imparato. Vogliamo continuare ad imparare così.



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