Perché iniziamo ogni nuovo progetto con un Design Sprint

Sergio Panagia

Partner, Technical Director

“Fail fast” è probabilmente l’espressione più abusata nell’ambiente startup: imparare dai propri errori e iterare velocemente sul prodotto dovrebbe essere il modo migliore per avvicinarsi al successo. Quando si tratta di mettere questi insegnamenti in pratica, nella realtà del Digital Product Design, si rischia di rimanere intrappolati nei vari framework, metodologie e filosofie, facendo infine scelte sulla base della propria intuizione.

In questo articolo raccontiamo perché nella nostra esperienza il Design Sprint (introdotto da Google Ventures) si è rivelato il metodo più efficace.

Chi siamo e da dove veniamo

Siamo Moze, uno studio italiano di designer e sviluppatori; lavoriamo sia con startup digitali (ad esempio con Wanderio, una piattaforma di ricerca e prenotazione di viaggi) sia con brand che vogliono affermare o rivalutare la loro presenza online (ad esempio con LocalEyes, un’azienda specializzata nell’internazionalizzazione di imprese, spin-off di Apple).

Nel nostro percorso di crescita professionale ci siamo trovati via via sempre più desiderosi di aiutare i nostri clienti nella definizione di ciò che viene subito prima del brief tecnico: i perché (quali problemi vogliamo risolvere) e il come (come pensiamo di risolverli).

Abbiamo appreso sul campo che è possibile creare un vero impatto sull’esperienza di prodotto solamente quando, all’origine, c’è uno stretto legame tra business, design e tecnologia, con persone che lavorano come un unico team pur nella distinzione dei ruoli e delle competenze.

Questo cambiamento di mentalità ci ha portato a sperimentare diverse tecniche, tra cui lo User Story Mapping e il Lean Service Design. Nonostante la costante ricerca, non potevamo ritenerci soddisfatti.

La migliore tecnica, sino ad oggi, si è rivelata essere un breve, rapido e intenso processo di design chiamato Product Design Sprint (anche conosciuto come Design Sprint, o semplicemente Sprint).

Design Sprint: un processo che conduce un team inter-disciplinare attraverso la comprensione di un problema, l’esplorazione delle possibili soluzioni, la prototipazione e il test di una nuova idea, in soli cinque giorni.

MVP? Potrebbe essere già tardi

Quando si lavora per costruire un MVP (Minimum Viable Product) è sempre difficile sviluppare qualcosa di reale valore in meno di due o tre mesi.

Ci siamo confrontati più volte con quello che sembra essere il processo comunemente accettato:

  • hai un’idea
  • costruisci un MVP
  • lo rendi disponibile ai potenziali clienti
  • misuri, impari e fai rapide iterazioni evolutive

Attendere (almeno) due o tre mesi per la costruzione di un MVP, però, significa anche portare con sé molte ipotesi e preconcetti che solo in seguito al primo rilascio potranno essere verificate.

Perché aspettare così tanto?

Il rischio di costruire un MVP esclusivamente sulla base dell’idea, prima di raccogliere abbastanza feedback, è di fallire a risolvere tempestivamente i problemi da risolvere.

Il Design Sprint: come funziona nella realtà

La grande novità sta nell’idea di creare fin da subito un prototipo del prodotto a cui si è pensato, e metterlo alla prova di potenziali clienti o utilizzatori in tempi rapidissimi (dopo soli cinque giorni di lavoro). Questo metodo è chiamato “Design Sprint” e nasce da GV (ex Google Ventures) per comprendere velocemente le vere potenzialità dei progetti su cui l’azienda investe.

“È vero che ogni grande imprenditore è innanzitutto e principalmente un designer.”

— Peter Thiel. Zero to one: Notes on startups, or how to build the future.

Cambiare mindset

La regola principale del Design Sprint è che tutte le persone coinvolte lavorino come un unico team, mettendo da parte per un po’ di tempo i propri smartphone e computer. Nella nostra esperienza ciò ha significato lavorare per cinque giorni fianco a fianco con il nostro cliente, facendo ciò che il Design Thinking descrive, spesso astrattamente.

Nel Design Sprint tutti agiscono e pensano come designer, in un percorso dove ogni giorno rappresenta una fase del processo.

  • Giorno 1: comprendere il problema da risolvere.
  • Giorno 2: esplorare le possibili soluzioni.
  • Giorno 3: convergere verso una soluzione, progettandola ad alto livello.
  • Giorno 4: costruire un prototipo.
  • Giorno 5: testare il prototipo con potenziali clienti o utilizzatori per raccogliere feedback.

Cosa abbiamo imparato dal Design Sprint

Siamo stati fortunati, abbiamo potuto mettere in pratica il Design Sprint in diversi progetti fino ad oggi, con imprenditori e aziende che operano in settori differenti e che si sono posti obiettivi differenti tra loro.

Questo è ciò che abbiamo imparato.

1. Perché solo cinque giorni

Una settimana è il giusto intervallo per esplorare e definire un concept progettuale, di cui creare un prototipo e metterlo alla prova di potenziali clienti o utilizzatori.

Meno di cinque giorni, e potrebbe non esserci abbastanza tempo per comprendere appieno il problema che si sta cercando di risolvere o per esplorare soluzioni divergenti; oppure potrebbe non esserci tempo per costruire un prototipo realistico.

Più di cinque giorni, e sarebbe facile cadere nella trappola di elaborare troppe idee, avendo continui ripensamenti.

2. Perché realizzare il prototipo in un solo giorno

Qualche volta ci è stato chiesto “perché solo un giorno per lavorare al prototipo? Non può essere abbastanza”. Costruire il prototipo completo di un prodotto richiederebbe probabilmente molto più di un giorno; tuttavia lo scopo, nel Design Sprint, è quello di creare una buona “facciata” del prodotto finale o, in altre parole, un “prodotto finto”.

Il prototipo, nel Design Sprint, dovrebbe rappresentare le principali funzionalità del prodotto ad un livello di fedeltà tale da essere realistico agli occhi delle persone, così da raccogliere reazioni spontanee.

Nella nostra esperienza, se il prodotto al quale si lavora è un sito o un’app, questo tipo di prototipo si può ottenere con alcuni layout ad alta fedeltà (cioè realistici) e utilizzando uno strumento come InVision per simulare interazione e animazioni.

3. Perché è importante effettuare test con potenziali clienti

Il rischio più grande nel non validare il prodotto fin dall’inizio della progettazione, è di portare con sé tutte le inevitabili ipotesi e preconcetti su come le persone percepiscono il problema che vogliamo risolvere e, sopratutto, come queste percepiscano il modo in cui ci proponiamo di risolverlo (cioè la soluzione).

Una delle risposte più interessanti che vogliamo ascoltare dalle persone che testano i nostri prototipi è quella alla domanda: “come descriveresti questo prodotto ad un amico?”.

È sorprendente quanto spesso accada che le persone intervistate non comprendano aspetti che il team di lavoro dava per scontate o riteneva secondarie, e invece non riescano a cogliere aspetti del prodotto che erano considerati di importanza fondamentale e ai quali si era dedicato più lavoro.

4. Perché cinque giorni non sono mai abbastanza

I cinque giorni del Design Sprintsono generalmente sufficienti per effettuare una prima iterazione sul prodotto, acquisendo più informazioni sull’idea e sul problema che si sta cercando di risolvere. Il quindi giorno, con il test e la raccolta dei feedback, non è però un punto di arrivo ma un punto di partenza: a quel punto si possono prospettare principalmente due scenari:

Un’altra iterazione: se il design concept scelto non si è dimostrato essere una soluzione efficace al problema (sulla base dei feedback raccolti in fase di test), o se le persone non hanno compreso la value proposition del prodotto, la cosa giusta da fare è effettuare un ulteriore Design Sprint (probabilmente più corto) per correggere il concept ed effettuare un ulteriore test.

Sviluppo del prodotto: se nel Design Sprint abbiamo ottenuto tutte le informazioni che cercavamo e la direzione generale sembra corretta in base ai feedback raccolti, è il momento di pianificare una roadmap di progetto di alto livello, arrivando ad ottenere stima preliminare del tempo necessario alla realizzazione.

5. Perché è importante “fare i compiti a casa”

Un Design Sprint improvvisato può lasciare più dubbi che certezze. Devono esserci dei presupposti solidi alla base: una base di conoscenza del problema e dell’ambito in cui ci si muove, delle ipotesi di soluzione e uno scopo (challenge, come la chiama GV nel libro Sprint).

Alcuni esempi di “scopo”:

  • Una azienda esistente: “vogliamo raccontare e vendere un nuovo prodotto a partire dal nostro sito web esistente”.
  • Gli ideatori di un nuovo prodotto: “vogliamo costruire un servizio per persone interessate a trovare un pet sitter a cui affidare i propri animali domestici durante le vacanze”.

Abbiamo imparato che è fondamentale che prima di iniziare un Design Sprint si sia fatta sufficiente chiarezza sul problema che si intende risolvere, sul mercato e le alternative esistenti, sull’opportunità di business. Spesso anche solo una bozza del Business Model Canvas (o del Lean Canvas) offre elementi utili ad accelerare le decisioni da prendere nei cinque giorni di lavoro.

6. Perché tutti possono partecipare

Big Data Design Thinking is like teenage sex: everyone talks about it, nobody really knows how to do it, everyone thinks everyone else is doing it, so everyone claims they are doing it… ”

— Antico proverbio, reinterpretato in chiave contemporanea.

Il Design Sprint è un modo pragmatico per mettere in pratica ciò che viene comunemente definito Design Thinking. È un modo efficace per portare un gruppo di lavoro a pensare, prendere decisioni e concepire soluzioni come designer.

Si tratta prima di tutto di un cambio di mentalità. Per un marketing manager o uno sviluppatore software è importante riuscire a “pensare come un designer”, cioè avere un approccio volto a perseguire l’obiettivo di ottenere più informazioni sul problema da risolvere.

Questo approccio permette di evolvere il tradizionale rapporto cliente-fornitore, dove solo “l’Esperto” con il cappello da Designer può dare risposte (apparentemente) convincenti al cliente, cercando di “renderlo contento” invece di aiutarlo a perseguire realmente il successo del suo business.

Al contrario, nel Design Sprint, non il singolo esperto ma un team interdisciplinare individua le possibili soluzioni e seleziona le più adatte, pensando costantemente all’elemento spesso più trascurato: le persone per cui stiamo costruendo un prodotto.

7. Perché non ci sono due Design Sprint uguali

Fino ad oggi non abbiamo trovato due Design Sprint identici. Di volta in volta cambia il team, cambiano le sfide e in base allo scopo dello sprint cambiano anche le energie e il mindset da adottare.

Per esempio, un Design Sprint che ha lo scopo di definire come un’azienda deve comunicare sul web (con problemi riguardanti principalmente la comunicazione testuale) richiede un approccio molto diverso e un’energia mentale differente rispetto alla creazione di design concept per una nuova idea di prodotto (con necessità di comprendere a fondo il problema e il mercato, individuando poii metafore e paradigmi inediti).

Creare un team con il giusto mix di competenze è importante perl rendere il Design Sprint efficace.

8. Perché ancora in pochi lavorano in questo modo

Tutti gli addetti ai lavori conoscono, oggi, i benefici di fare user testing; tuttavia parlando con molti miei colleghi del settore ci accorgo che sono pochi che lo fanno davvero. Qualche volta mi è stato detto “Sì, è importante fare user testing, ma per la nostra organizzazione sarebbe impossibile; per noi è più facile lanciare un MVP e poi raccogliere feedback”.

In questo caso, cerchiamo di spiegare quanto impariamo quando mostriamo dei concept in fase embrionale a potenziali clienti già prima di iniziare lo sviluppo di un prodotto; sappiamo d’altro canto quanto sia difficile passare dalla teoria (“fare user testing è utile”) alla pratica (“organizziamo una sessione di test con cinque persone”).

Perché? Probabilmente fintanto che non si adotta un processo, non è facile sapere da dove iniziare; reclutare persone da intervistare è certamente un’attività delicata che richiede preparazione, tempo, consulto con chi si occupa degli aspetti legali. E se vogliamo essere onesti, dobbiamo ammettere anche che le prime volte che ci si trova a chiedere a perfetti sconosciuti informazioni sulle loro abitudini, il tutto sembra essere un po’ strano. Per noi è stato certamente di aiuto far parte di un network di spazi di co-working(Talent Garden) dove abbiamo trovato molte persone disposte ad aiutarci.

Effettuare test nelle prime fasi di ideazione di un prodotto è stato di incredibile valore e di grande aiuto nel comprendere i problemi che le persone affrontano, come tentano di risolverli e come la soluzione progettuale che stiamo concependo si posiziona nello scenario complessivo.

Trio

“Doing software the right way is hard”: questo è ciò che abbiamo compreso in questi anni di lavoro. È molto facile, nelle fasi iniziali di design, cadere nella trappola delle decisioni prese “di pancia” in base a ipotesi validate troppo tardi.

Il Design Sprint è lo strumento più efficace che abbiamo sperimentato fino ad oggi. Anche se si tratta di un approccio relativamente giovane, ha dimostrato di essere molto efficace per acquisire maggior consapevolezza rispetto al prodotto che si vuole costruire.

Il requisito numero uno, in ogni caso, è la creazione di un team unico dove business, design e tecnologia sono ben rappresentati e disposti a comprendersi a vicenda.

Per noi, uno studio di designer e developer, lavorare con i nostri clienti seguendo il Design Sprint è stata un’occasione per scoprire di avere una particolare propensione a comprendere il business dietro ad un progetto.

In altre parole, il Design Sprint ci ha offerto la possibilità di supportare il nostro cliente verso il successo piuttosto che puntare solo ad un design di bell’aspetto e una tecnologia d’avanguardia.



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