Vita d’agenzia vs vita di prodotto: confessioni di un designer

Dopo anni di lavoro esclusivamente in agenzia, dedicarmi anche ad prodotto tutto mio mi ha reso un designer migliore sotto ogni aspetto, incluso il lavoro per i clienti. Ecco cosa ho imparato dalla mia esperienza come Design Director di Moze e Hellotime.

Matteo Montolli

Partner, Design Director

Ho fondato Moze nel “lontano” 2012. Ci occupiamo di supportare i nostri clienti nello sviluppo dei loro prodotti digitali, nella creazione della loro brand identity e di siti web.

Nell’estate del 2023 abbiamo deciso di sviluppare Hellotime, un prodotto tutto nostro. Ci siamo concentrati su un problema che conoscevamo a fondo: la programmazione del lavoro di team sui progetti, un software per chiunque debba tenere traccia del carico di lavoro del team: chi sta facendo cosa, per quanto tempo e entro quando deve essere completato.

Dopo un anno trascorso a lavorare su un prodotto tutto nostro, posso finalmente condividere alcune riflessioni su alcune verità sorprendenti che ho appreso, vissute dalla doppia prospettiva di designer e di founder d’agenzia. Ecco le cose che ho imparato:

1) Sei il peggior cliente che potrai mai avere
2) Esci da Figma
3) Le interviste sono morte, viva le interviste!
4) Scaricare la colpa non è più il mio alibi
5) Io e il marketing abbiamo fatto pace
Bonus: continua a divertirti
In sintesi

1) Sei il peggior cliente che potrai mai avere

Chi lavora in agenzia lo sa, può capitare di lamentarsi dei clienti e delle loro richieste. Però, quando lavori su qualcosa di tuo, scopri che sei tu il tuo peggior cliente. Io sono ossessivo e minuzioso, ma anche pigro e caotico. Il mio team lo sa bene, mi vedono come una sorta di Dottor Jekyll e Mister Hyde. Ti rendi conto che tutto ciò che consideravi fastidioso in un cliente, lo fai anche tu. E forse fai anche peggio.

Sono proprio io che due minuti prima del lancio di una nuova funzionalità, mentre il developer è pronto al deploy, mi presento dietro di lui e gli chiedo di cambiare l’opacità di un blocco da 0,06 a 0,08. Il suo sguardo dice tutto. Questo ti fa capire che la prospettiva cambia e che inizi a vedere clienti e difficoltà in modo diverso.

Lezione numero uno: sii sempre paziente, anche quando le richieste del cliente o di altri stakeholder sono un po’ casuali e arrivano all’ultimo minuto.

2) Esci da Figma

Noi designer tendiamo a essere minuziosi e precisi, cercando sempre di creare il software migliore e la soluzione più completa per i nostri utenti; qualche volta ci “scappa la mano”, e carichiamo di funzionalità e complessità le nostre proposte. 

Tuttavia, quando lavori su qualcosa di tuo, ti rendi conto che questo approccio non può funzionare. Devi fare i conti con la realtà: le difficoltà, il budget, il tempo limitato e soprattutto le incognite. Non puoi sapere se quello che hai immaginato servirà davvero ai tuoi utenti. Il mio consiglio è di “uscire da Figma”, che vuol dire non diventare schiavi di uno strumento, ma al contrario mantenere sempre il contatto con la realtà, con le reali esigenze di budget e di tempi di fattibilità tecnica — lavorando in modo snello e iterativo, cercando (paradossalmente) di fare il minimo indispensabile.

La prospettiva del designer cambia: non progettare la soluzione più completa, ma ciò che serve realmente. Stare in Figma lo stretto necessario per poter mostrare qualcosa agli utenti e capire se ha valore.

Lo ammetto: Hellotime è in beta e provo ancora un certo fastidio quando accedo a Hellotime e trovo input disabilitati o la password che, per modificarla, devi mandarci un’email. Però ti rendi conto che alcuni dettagli, in un prodotto che parte da zero, sono secondari rispetto alle grandi ipotesi fondamentali di prodotto.

Lezione numero due: non cercare di creare la soluzione più completa e complessa, ma concentrati su ciò che serve realmente.

3) Le interviste sono morte, viva le interviste!

Fortunatamente le pratiche di User Research sono ormai parte integrante della progettazione, e non sei più visto come un alieno se le proponi al cliente o in azienda. Tutti hanno capito che la ricerca serve a comprendere i bisogni e le esigenze delle persone. Tuttavia, vale il buon vecchio detto: (la ricerca) non è un prodotto, ma un processo. Con questo intendo dire che un’attività di ricerca non è qualcosa che si può concepire una tantum, cioè un’attività estemporanea all’interno di un progetto: facciamo un po’ di ricerca a inizio progetto, poi facciamo un po’ di validazione più avanti, e poi presentiamo un bel report conclusivo.

Per me, questo approccio non funziona.

Il vero cambiamento l’ho visto quando abbiamo adottato un approccio più pragmatico, diretto e incisivo, dove la ricerca è una costante della progettazione. Ogni giorno dialoghiamo con i nostri utenti, capiamo le loro esigenze e problemi, per identificare al meglio il nostro Ideal Customer Profile. Ad esempio, cerchiamo di capire perché chi non utilizza il prodotto ha riscontrato problemi e cosa lo ha spinto a non scegliere la nostra soluzione, identificando i Job essenziali all’adozione del software.

Lezione numero tre: svolgi attività di ricerca con frequenza e costanza. Meno report e più sostanza!

4) Scaricare la colpa non è più il mio alibi

Un grande classico: scaricare la colpa su qualcun altro. “Ma il cliente non mi ha dato i contenuti, l’agenzia SEO è in ritardo con l’analisi, lo sviluppatore non ha fatto questo, il mio collega non ha fatto altro.” È una tecnica psicologica per vivere sereni. Quando fai qualcosa di tuo, però, ti rendi conto che questo non è possibile. Tutti i problemi, la complessità, tutto quello che emerge va gestito, e lo devi fare al meglio. Non puoi dare la colpa a nessuno.

L’unico modo per fare bene è avere persone di cui ti fidi, con cui puoi collaborare, basando tutto sulla fiducia, dove ogni membro del team ha una sua responsabilità. È importante definire i ruoli all’interno di un team, ruoli che devono essere ben chiari fin da subito, anche quando si fa una startup o un prodotto nuovo.

Lezione numero quattro: definisci i ruoli, ma preparati a rimboccarti le maniche e a dare una mano. 

5) Io e il marketing abbiamo fatto pace

Diciamo che in fondo faccio il Product Designer per allontanarmi dal mondo del marketing. Non mi è mai tanto piaciuto: gli uffici marketing sempre un po’ agitati, le metriche, comprendere i dati, capire come vendere un prodotto. Sono cose da cui ho sempre tenuto una certa distanza di prudenza. La fortuna è che lavorando ad un mio prodotto, mi sto accorgendo di come il marketing sia centrale. Non può esistere un prodotto digitale senza marketing, perché permette di portarlo alle persone, capire chi sono, le loro esigenze, e così via. 

Per fare un esempio banale, dal punto di vista del designer, ora quando il mio team mi scrive: “Potresti farmi un’immaginetta per l’ultimo post del blog?” Normalmente risponderei: “No, ti prego” e lo metterei come ultima cosa da fare il venerdì sera. 

Invece mi ritrovo a farlo subito, con gioia, col sorriso. Mi sorprende, perché capisco che tutto quello che fai, dalla cosa più importante fino all’ultima immaginetta, concorre a far funzionare quella cosa, portarla avanti, farla diventare qualcosa di vivo.

Lezione numero cinque: anche quelle materie, come il marketing, che ad un designer possono sembrare oscure e lontane, sono in realtà parte integrante del successo di un prodotto.

Bonus: continua a divertirti

È banale ma fondamentale. Dobbiamo divertirci e fare quello che ci piace, e l’unico modo di farlo è creare qualcosa di bello e positivo, che abbia un impatto e un valore per i nostri utenti. Soprattutto, la relazione con le persone con cui lavori è il cuore di tutto. Il vero valore sta nelle relazioni che costruisci.

In sintesi

Alla fine, mi sono quasi ritrovato a fare pace con me stesso, tra il me consulente e il me startupper. Lavorare su un nostro prodotto mi sta permettendo di imparare molte cose che hanno migliorato, e stanno migliorando, la relazione con i miei clienti, la relazione con il mio team e i progetti che devo svolgere anche come consulente. Oggi sento di essere migliore, sia come designer che lavora per i clienti di Moze, sia  come designer che lavora per il nostro prodotto, Hellotime.

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